Molti profughi extracomunitari si sono
ormai radicati nel nostro territorio, abitando in masserie e accudendo
a lavori agricolo-zootecnici. Se si volesse avere un'idea precisa
di come sia apparsa la nostra terra agli occhi di un albanese,
curdo, cinese o, comunque, ad uno qualsiasi di quei fuggitivi,
scaricati sulle nostre spiagge da scafi e carrette del mare, occorrerebbe,
per prima cosa, immedesimarsi nelle loro condizioni e poi farsi
un giro, rigorosamente a piedi e scegliendo una giornata serena,
lungo una zona della nostra fascia costiera.
Possibilmente il giro dovrebbe avvenire all'interno di quel magnifico
"quadrilatero", situato fra le marine di "S. Vito"
di Polignano e "Costa Merlata" di Ostuni, fra la battigia
e l'inizio della scarpata pedecollinare. Largo appena dai cinque
ai sei chilometri. Perfettamente olivetato, intriso di lame, masserie
e da un chilometrico reticolo di muretti a secco di pietra calcarea
ingrigita da secoli.
Si provi a camminare sull'arenile già dalle prime luci
dell'alba. C'è un istante in cui uno spicchio di sole,
timidamente aranciato, comincia a spuntare dall'orizzonte, trasformandosi
pian piano in un'enorme palla rossa di fuoco. E' allora che si
capisce subito perché il Padreterno, dopo aver copiato
idealmente una zona del Paradiso, abbia scelto una giornata simile
per plasmare di fascino questa parte della Puglia. E' la luce
iridescente del sole, sciabolante sulla calma piatta dell'acqua
del mare, e inondante di energia vitale prima la spiaggia e poi
il suo entroterra, che dà l'impressione che la costruzione
del pianeta fosse iniziata in quel preciso istante. Spettacolo
che si ripete ogni volta, da millenni, in ognuna di quelle mattinate.
Si continui a girovagare nell'adiacente, fitta e sterminata distesa
di oliveti, zigzagando fino a ridosso del leggero crinale, intriso
di odorosa macchia mediterranea, ricca di lecci, lentischi, fragni
e corbezzoli. Ci si troverà davanti ad una dimostrazione
pratica degli stupefacenti effetti provocati da secoli dalla luce
divina sugli oliveti: cascami di bianchi piccolissimi fiori drupacei
e foglie verdi argentate dal vento, avviluppati a fasci rivolti
all'ingiù E gli stessi boccioli esausti caduti sul terreno
sottostante sembrano dare un tocco regale all'ambiente.
La vista di quell'abbagliante spettacolo della natura, presumo,
dev'essere stata la ragione principale perché tanti immigrati
hanno deciso di restare dalle nostre parti. Scegliendo di lavorare
all'aria aperta e rinunziando al veloce tornaconto, che soltanto
stando al chiuso di una fabbrica del Nord'Europa avrebbero potuto
conseguire.