Franco Muolo

Pubblicata da

"La Gazzetta del Mezzogiorno"

il 25 luglio 2001

 
Se manca l'acqua costruiamo grandi cisterne comuni


Sembrerebbe che in Puglia più si rimanga a corto di acqua più se ne consumi, come se ne fossimo drogati. E non serve avvertire la popolazione che fra poco costerà più del petrolio. Converrebbe veramente far riferimento alle condizioni di vita dei nostri antenati. I quali allora, non potendo far ricorso ai rubinetti dell'Acquedotto pugliese, erano soliti costruire prima la cisterna e poi la casa.
E non solo. La "foggia" era meglio edificarla nelle vicinanze di una strada o di un torrente, per poterla riempire più velocemente attraverso la captazione delle acque meteoriche reflue con un ingegnoso sistema di canalette detto "a forbice".
Nuove leggi urbanistiche, piani regolatori generali, programmi di fabbricazione, ancorché voluminosi regolamenti edilizi, oggi, si affannano nel prescrivere l'obbligatorietà della realizzazione a priori delle opere di urbanizzazione primaria, disboscando, cementificando e asfaltando a più non posso. E, in zone sprovviste, molte volte viene prescritta anche la costruzione della singola cisterna. Ma, nell'esecuzione dei piani particolareggiati o di lottizzazioni private, sia pure in presenza della rete idrica, ancora non compare l'obbligo di costruire una grande cisterna comune dell'acqua piovana. Da adoperare per la raccolta e l'utilizzazione della preziosa risorsa, che quasi sempre va perduta andando ad allagare le stesse strade pubbliche e private.