Se manca l'acqua costruiamo
grandi cisterne comuni
Sembrerebbe che in Puglia più si
rimanga a corto di acqua più se ne consumi, come se ne
fossimo drogati. E non serve avvertire la popolazione che fra
poco costerà più del petrolio. Converrebbe veramente
far riferimento alle condizioni di vita dei nostri antenati. I
quali allora, non potendo far ricorso ai rubinetti dell'Acquedotto
pugliese, erano soliti costruire prima la cisterna e poi la casa.
E non solo. La "foggia" era meglio edificarla nelle
vicinanze di una strada o di un torrente, per poterla riempire
più velocemente attraverso la captazione delle acque meteoriche
reflue con un ingegnoso sistema di canalette detto "a forbice".
Nuove leggi urbanistiche, piani regolatori generali, programmi
di fabbricazione, ancorché voluminosi regolamenti edilizi,
oggi, si affannano nel prescrivere l'obbligatorietà della
realizzazione a priori delle opere di urbanizzazione primaria,
disboscando, cementificando e asfaltando a più non posso.
E, in zone sprovviste, molte volte viene prescritta anche la costruzione
della singola cisterna. Ma, nell'esecuzione dei piani particolareggiati
o di lottizzazioni private, sia pure in presenza della rete idrica,
ancora non compare l'obbligo di costruire una grande cisterna
comune dell'acqua piovana. Da adoperare per la raccolta e l'utilizzazione
della preziosa risorsa, che quasi sempre va perduta andando ad
allagare le stesse strade pubbliche e private.