Franco Muolo

Pubblicata da

"La Gazzetta del Mezzogiorno"

il 20 dicembre 2001

 
Muretti a secco, ma perché li distruggiamo?


Anche i comuni di Monopoli e Conversano, finalmente, hanno preso coscienza della necessità di tutelare i muretti a secco di pietra calcarea che, oggi, generalmente ignorati dai proprietari dei fondi limitrofi o in molti casi da questi condannati a finire macinati in una tramoggia semovente per poi essere mescolati nel terreno, a stento riescono ancora a sopravvivere sui ridenti e invidiati territori pugliesi, in particolare nel Sudest barese.
Qualche anziano contadino delle nostre parti sicuramente ricorderà che, mezzo secolo fa, un terreno agricolo situato in zona svantaggiata o lontana dal centro abitato, non si usava venderlo soltanto al prezzo di "tomoli" o "stoppelli", ma anche in base alla lunghezza della parete confinante con il fronte stradale. Prescindendo, in molti casi, addirittura dalla sua consistenza superficiaria. Insomma, più lungo era il muretto a secco, localizzato sulla pubblica via, più ne aumentava il valore.
Chissà, forse anche per questo motivo curavano meglio la fattezza di quelle antiche recinzioni disposte lungo le carreggiate polverose dell'agro. Mentre meno importanza attribuivano all'estetica di quelle che racchiudevano i poderi, cosiddetti "chiusure", privi d'accesso diretto con la strada comunale.
Allora, però, molti Comuni della Puglia, giustamente, applicavano una tassa a carico dei proprietari di quei terreni agricoli, il cosiddetto "contributo di miglioria", in particolare quando veniva costruita una nuova strada. Quegli stessi contadini costruivano e/o curavano scrupolosamente la manutenzione dei loro bellissimi muretti a secco e, in compenso, le civiche amministrazioni mantenevano pulite le banchine laterali e davano più "visibilità" ai lavori di manutenzione dell'intero corpo stradale.
Invece le amministrazioni odierne, che applicano ben altro consistente tipo di tassazione, sembra abbiano preso l'abitudine a far bitumare soltanto l'area strettamente carrabile di quelle strade. Poche ormai pensano a far decespugliare e bonificare le aree accessorie fuoristrada, talvolta veri e propri depositi abusivi di materiali da costruzione e rifiuti d'ogni genere.