Franco Muolo

Pubblicata da

"La Gazzetta del Mezzogiorno"

il 22 marzo 2000

 
Lasciare la campagna? Forse aveva ragione mio padre


Mio padre, negli ultimi anni della sua vita, era solito ripetere: ricordatevi figli miei, se un giorno l'uomo smetterà di coltivare la terra, sostituito dalla macchina e dalla chimica (fu sempre contrario all'impianto di ogni tipo di serra), l'ambiente potrebbe subire gravi conseguenze. Tuttavia, ha lasciato sempre che ognuno scegliesse il proprio mestiere. Naturalmente nessuno di noi ha mai scelto di "stare nella terra". Certo, dopo avere visto e convissuto le condizioni contadine di quasi mezzo secolo fa e nel pieno della giovinezza, come si faceva a scegliere il "mestiere della terra"?
Ricordo che allora i campi si raggiungevano a piedi, oppure in bicicletta o al massimo con una moto "Ducati 65". Solo verso la fine degli anni "cinquanta" incominciarono ad apparire, da noi, le prime utilitarie Fiat (cinquecento e seicento), il cui possesso era alla portata solo di chi poteva permettersi il pagamento del prezzo a rate e firmando il fatidico "cambialone" di fine anno. La solvibilità era naturalmente legata all'esito favorevole della vendita delle primizie orticole della stagione estiva; nel caso contrario si pagavano gli interessi per avere diritto al rinnovo ed aspettare l'annata buona.
Questi ricordi mi sono sobbalzati in mente, improvvisamente, leggendo il lucido ed impressionante articolo di Giovanni Visconti, presidente dei Centri di azione agraria, apparso in data 11 marzo u.s. sulla Gazzetta, con cui veniva auspicato il ritorno alla "natura" per far rivivere il "vero" valore della terra nell'era di Internet. Mi è bastato leggere, dopo qualche giorno, l'articolo di Lorenzo Ciccarese, dell'Agenzia nazionale per la protezione dell'ambiente, per ritornare drasticamente nella realtà. Non tanto per prendere coscienza della gravissima trasformazione in atto della terra di Puglia, che si va "salificando" sempre di più, quanto per scoprire che dagli Stati Uniti sta per arrivare una nuova macchina, il "Mess", capace di diagnosticare addirittura la "fragilità" di un terreno, allo scopo di rivoluzionarne tutti i cicli biologici. E con quali future conseguenze nei riguardi dell'integrità ambientale?
Forse aveva ragione mio padre.