rivista mensile monografica anno XXX, supplemento al n. 178
di Urbanistica Informazioni INU
("Urbanistica DOSSIER":
Per un uso collettivo delle risorse idriche)
L'acqua piovana e
"Le Fogge" di Franco Muolo
A quella "antica" acqua piovana,
stagnante e rimasta inutilizzata nelle vecchie cisterne urbane,
argomento di grande attualità in questo periodo di siccità
in Puglia, si aggiungerà quella "nuova", che
prima o poi, cadendo copiosa dal cielo, andrà ad imbibire
i numerosi e secchi torrenti del territorio regionale che, a loro
volta, la riverseranno in mare, inservibile e compreso tutto il
loro devastante carico inquinante, giacché i loro alvei
non vengono più puliti da anni dalle amministrazioni comunali
interessate. E' successo tante altre volte, specie lungo la fascia
costiera compresa tra la zona di Torre Incina in agro di Polignano
a Mare, e le località di Capitolo e Losciale in agro di
Monopoli, che è costellata da splendide calette di arenili
alternate a scogliere rocciose e dove sfociano le acque provenienti
dal fondo di bellissime e verdeggianti lame olivetate.
Ma lungo i torrenti, troviamo una miriade di piccoli canali a
cielo aperto a forma di "forbice" che alimentano altrettanto
antichissime cisterne, scavate a mano e formanti "campane"
nella roccia, mentre altri invasi sono coperti con volta di pietra
calcarea o con conci di tufo. Per l'utilizzazione privata, qualche
contadino coraggioso, ancora fiducioso nella "preziosa risorsa"
mandata dal cielo, azzarda addirittura la copertura con soletta
in cemento armato, perché diversamente i costi sarebbero
proibitivi.
Uno stupefacente esempio di uso pubblico delle acque meteoriche,
lo troviamo a Monopoli, proprio a margine della lama Belvedere,
nel settore meridionale del suo percorso, subito al di fuori della
città. Si tratta di un complesso edilizio denominato "Le
Fogge", costituente un insieme di cisterne seminterrate comunicanti
fra loro (della capacità complessiva di circa 50.000 metri
cubi) che capta, con un ingegnoso sistema di canali, le acque
piovane fluenti dalla contigua lama "Belvedere" e da
altro vicinissimo torrente, denominato "Sette Monti".
Di qui, attraverso un vecchio condotto sotterraneo, l'acqua arriva
fin nel bel mezzo dei binari della locale stazione ferroviaria
e che, una volta, serviva per alimentare le locomotive a vapore.
L'opera, ancor oggi esistente, è perfettamente efficiente
unitamente ai manufatti accessori esterni.
I viaggiatori non più giovanissimi ricorderanno che a margine
dei binari delle principali stazioni ferroviarie svettava una
specie di grosso tubo vagamente rassomigliante a una "giraffa",
che serviva per il rifornimento d'acqua delle locomotive a vapore.
Sulla stazione di Monopoli, lato sud, fa ancora mostra di sé
un simile marchingegno di ghisa fusa, dotato di leva, contrappeso
e volantino a croce azionante la sottostante saracinesca, sormontato
da una lanterna segnaletica a luce rossa, che obbligava alla "bevuta"
i treni regolarmente o a corto del "prezioso liquido".
Ebbene, quel prezioso "carburante" perveniva a quella
specie di distributore, quando non esisteva la rete idrica dell'Acquedotto
Pugliese, dopo essere stato diligentemente raccolto, decantato
e gelosamente conservato in quelle cisterne pronto per l'immediata
erogazione a pressione naturale con semplici aperture di saracinesche
a mano e senza fare alcun uso di pompe elettromeccaniche. Quella
grande "ricchezza", una volta captata e depositata nel
sottosuolo, faceva gola a tutti, anche al nemico, tanto che in
tempo di guerra "Le Fogge" venivano presidiate da un
plotone di soldati armati. Forse esisteranno ancora, lungo le
linee ferroviarie della Puglia, altri simili complessi "captatori"
di acque piovane, ma chissà che uso ne viene fatto oggi,
in tempi di grande penuria d'acqua dei moderni invasi pugliesi
e lucani.
Il Comitato per la salvaguardia della Lama Belvedere di Monopoli
ha invitato la civica amministrazione ad attivarsi rapidamente
per acquisire la proprietà - visto che la società
di liquidazione (Metropolis Spa) delle proprietà immobiliari
delle Ferrovie dello Stato, ha di recente messo in vendita l'intero
complesso delle Fogge -, prima che qualche imprenditore dia corso
a trasformazioni irreversibili, distruggendo questo grande patrimonio
di sapienza costruttiva.
La tutela della lama Belvedere, oltre a porre fine allo sfruttamento
edificatorio delle aree vicinissime alle scarpate del suo alveo
e ad impedire definitivamente la realizzazione al suo interno
di strade, ponti o viadotti, che paralizzerebbero la circolazione
urbana, consentirà dunque soprattutto di salvaguardare
quel complesso captatorio che da quasi un secolo tiene uniti i
due torrenti in una sorta di cerniera di emungimento dell'acqua
meteorica, grazie alla quale la sconsiderata mano dell'uomo non
ha potuto (finora) sommergerli e cementificarli.
Tutta l'acqua che da secoli giace nelle suddette cisterne, nelle
fogge pubbliche e private o negli invasi, insieme a tutta quella
che scorrerà dai torrenti, non aspetta altro che tornare
ad essere utilizzata, ora più che mai! Come una volta,
quando, dopo aver accertato il riempimento delle cisterne e dopo
aver ostruito la "forbice" con un tappo fatto di sacchi
di juta arrotolati, si consentiva lo sfioramento dell'acqua superflua
e la ripresa della sua corsa fino al mare. Dove, spesso, non arrivava
mai.
Monopoli, 18 gennaio 2001.